BB Bed and Breakfast a COSENZA
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La Città di Cosenza

La Storia
La storia della citta' di Cosenza si perde nella notte dei tempi. Si hanno tracce di un primo insediamento di un popolo nomade, gli Itali, nel 900 a.c. Agli Itali, intorno al 600 a.c., successero i Bretti o Brutii, popolo bellicoso che gia' da allora dimostrava la sue indole guerriera resistendo a Sibari-Magna Graecia nel 311 a.c., che nel pieno dello splendore, aveva occupato la Sila per il patrimonio boschivo. Dal 270 a.c. viene tenuta sotto il pesante giogo dei Romani i quali scendevano fin qui a rifornirsi del pregiato legname della Sila per costrire le proprie navi. Pare che in questo periodo la citta' prese il nome di Consentiam, o citta' del consenso. La pressione dei Romani era cosi' forte che spinse i cosentini ad allearsi, nel 218 a.c. ad Annibale, con il quale combatterono la seconda guerra punica. Ma dopo la vittoria dei Romani a Zama (202 a.c.) Cosenza viene distrutta e rasa al suolo dal Console Valerius Flaccus e poi riedificata. Iniziava cosi' un periodo florido e tranquillo che durava fino alla venuta del cristianesimo, che con il trionfo della religione cristiana, rompeva la decadenza pagana dei romani.
Circondata da sette colli, Pancrazio, Vetere, Guarassano, Venneri, Gramazio, Triglio, Mussano, Cosenza e' bagnata da due fiumi, il Crati ed il Busento. Il Busento confluisce nel Crati ai piedi del colle Pancrazio. dove la leggenda vuole che vi sia sepolto, con il suo cavallo e tutte le ricchezze, il Re Alarico, re dei Visigoti arrivato a Cosenza intorno al 409 d.c. e ivi morto di malaria. La tomba del Re Alarico (ed il tesoro) viene ancora oggi cercata da studiosi di tutto il mondo. Da quell'epoca in poi e' un susseguirsi di eventi storici e drammatici, dai terremoti che l'hanno distrutta varie volte alle dominazioni che si sono susseguite. I Longobardi nel 589 d.c., i Saraceni nel 863 d.c., di nuovo rasa al suolo nel 957 d.c., ritorna ai Bizantini. Nel 1059 arrivano i Normanni lasciando le loro tracce nel castello. E' la volta degli Svevi con l'imperatore Federico II che vi soggiorna fino al 1270, ricostruisce il castello sulle rovine di quello normanno, e costruisce, nel 1150, il grande Duomo di Cosenza. Nel 1283 inizia la lunghissima dominazione spagnola iniziata con gliAragonesi e terminata con i Borboni nel 1734. Con l'arrivo dei Francesi e successivamente dei Piemontesi si produce, purtroppo e imprevedibilmente, l'azzeramento di ciò che di buono i calabresi avevano saputo fare.
In particolare i piemontesi, comportandosi non diversamente da altri colonizzatori, hanno spostato impianti industriali ed artigianali (per l'acciaio, la seta e il tannino: industrie fiorentissime) nelle regioni del nord lasciando di contro inalterati gli equilibri latifondiari. In altre parole hanno tolto a chi potevano (gli artigiani) e a chi non c'era più (i Borboni) per lasciare ai potenti (i baroni) secondo la "migliore" tradizione politica che prevede che ci si tenga buoni i forti per averne in cambio favori. In tali condizioni i calabresi, poveri e comunque sottomessi, hanno sviluppato quella cultura assistenzialistica che purtroppo conosciamo bene.
Nel seguito Cosenza, sviluppatasi nel tempo sul colle Pancrazio, ha poi trovato, durante il ventennio fascista (1922-1944), lo sbocco naturale per la sua crescita, non piu' dettata da norme di sicurezza che la costringevano a ad arroccarsi sul colle, lungo il letto del fiume Crati. Dei vari passaggi storici che Cosenza ha osservato se ne ricorda traccia nelle opere monumentali che ancora oggi possiammo ammirare. Tra tutte svetta dall'alto del colle Pancrazio, quasi a testimoniare presenza della storia nei secoli, il castello Svevo Normanno del 1100-1200. Castello a pianta normanna con torri esagonali.
La storia della citta' di Cosenza si perde nella notte dei tempi. Si hanno tracce di un primo insediamento di un popolo nomade, gli Itali, nel 900 a.c. Agli Itali, intorno al 600 a.c., successero i Bretti o Brutii, popolo bellicoso che gia' da allora dimostrava la sue indole guerriera resistendo a Sibari-Magna Graecia nel 311 a.c., che nel pieno dello splendore, aveva occupato la Sila per il patrimonio boschivo. Dal 270 a.c. viene tenuta sotto il pesante giogo dei Romani i quali scendevano fin qui a rifornirsi del pregiato legname della Sila per costrire le proprie navi. Pare che in questo periodo la citta' prese il nome di Consentiam, o citta' del consenso. La pressione dei Romani era cosi' forte che spinse i cosentini ad allearsi, nel 218 a.c. ad Annibale, con il quale combatterono la seconda guerra punica. Ma dopo la vittoria dei Romani a Zama (202 a.c.) Cosenza viene distrutta e rasa al suolo dal Console Valerius Flaccus e poi riedificata. Iniziava cosi' un periodo florido e tranquillo che durava fino alla venuta del cristianesimo, che con il trionfo della religione cristiana, rompeva la decadenza pagana dei romani.
Circondata da sette colli, Pancrazio, Vetere, Guarassano, Venneri, Gramazio, Triglio, Mussano, Cosenza e' bagnata da due fiumi, il Crati ed il Busento. Il Busento confluisce nel Crati ai piedi del colle Pancrazio. dove la leggenda vuole che vi sia sepolto, con il suo cavallo e tutte le ricchezze, il Re Alarico, re dei Visigoti arrivato a Cosenza intorno al 409 d.c. e ivi morto di malaria. La tomba del Re Alarico (ed il tesoro) viene ancora oggi cercata da studiosi di tutto il mondo. Da quell'epoca in poi e' un susseguirsi di eventi storici e drammatici, dai terremoti che l'hanno distrutta varie volte alle dominazioni che si sono susseguite. I Longobardi nel 589 d.c., i Saraceni nel 863 d.c., di nuovo rasa al suolo nel 957 d.c., ritorna ai Bizantini. Nel 1059 arrivano i Normanni lasciando le loro tracce nel castello. E' la volta degli Svevi con l'imperatore Federico II che vi soggiorna fino al 1270, ricostruisce il castello sulle rovine di quello normanno, e costruisce, nel 1150, il grande Duomo di Cosenza. Nel 1283 inizia la lunghissima dominazione spagnola iniziata con gliAragonesi e terminata con i Borboni nel 1734. Con l'arrivo dei Francesi e successivamente dei Piemontesi si produce, purtroppo e imprevedibilmente, l'azzeramento di ciò che di buono i calabresi avevano saputo fare.
In particolare i piemontesi, comportandosi non diversamente da altri colonizzatori, hanno spostato impianti industriali ed artigianali (per l'acciaio, la seta e il tannino: industrie fiorentissime) nelle regioni del nord lasciando di contro inalterati gli equilibri latifondiari. In altre parole hanno tolto a chi potevano (gli artigiani) e a chi non c'era più (i Borboni) per lasciare ai potenti (i baroni) secondo la "migliore" tradizione politica che prevede che ci si tenga buoni i forti per averne in cambio favori. In tali condizioni i calabresi, poveri e comunque sottomessi, hanno sviluppato quella cultura assistenzialistica che purtroppo conosciamo bene.
Nel seguito Cosenza, sviluppatasi nel tempo sul colle Pancrazio, ha poi trovato, durante il ventennio fascista (1922-1944), lo sbocco naturale per la sua crescita, non piu' dettata da norme di sicurezza che la costringevano a ad arroccarsi sul colle, lungo il letto del fiume Crati. Dei vari passaggi storici che Cosenza ha osservato se ne ricorda traccia nelle opere monumentali che ancora oggi possiammo ammirare. Tra tutte svetta dall'alto del colle Pancrazio, quasi a testimoniare presenza della storia nei secoli, il castello Svevo Normanno del 1100-1200. Castello a pianta normanna con torri esagonali.